La punteggiatura

By FABRIZIO MARIA VALENTINO
Dritto al punto, studiarla risolve tantissimo e permettetemi dovrebbe essere un dovere per chi vuole vivere di scrittura, ma anche in questo caso sbagliare non deve spaventarti anzi ci deve rassicurare il fatto che rileggendo ci siamo accorti che era necessaria una modifica.
Partendo dall’inizio chiediamoci perché la punteggiatura, in fin dei conti a cosa serve?

Da un senso alle frasi, separa, rafforza, evidenzia, esclama e interroga il nostro lettore dandogli ulteriori spunti di riflessione e si spera renda sempre più evidenti o sentimenti/messaggi che vogliamo enunciare.
Regina della punteggiatura è la virgola. Ricordo ancora quando alle scuole medie alla fine della composizione d’italiano ne mettevo alcune così a saltare e consegnavo il compito incrociando le dita.
Ma se la Regina è la virgola Principi della punteggiatura sono il punto esclamativo è quello interrogativo da usare sempre, regola base, in solitario. Non immaginate quanti ne usavo negli articoli del giornale aziendale, ma non hanno mai dato di più al senso della frase, mi appagavano scaricando una discutibile sensazione.
Seguendo il filone nobiliare come potremmo definire i tre puntini di sospensione se non i Conti della curiosità? Ripeto sono sempre e soltanto tre. No quattro o due, sempre tre e vengono utilizzati per incuriosire il lettore invitandolo a una pausa di riflessione e ripasso sulla frase/evento che ha appena letto.

E che dire del Re della punteggiatura, il punto, sempre attaccato all’ultima parola usata per chiusura la frase è sempre seguito da uno spazio. Fondamentale per indicare una pausa logica.